Cycled Project: l’artigianalità al servizio del riutilizzo dei pneumatici
Il loro obiettivo è stato quello di trasformare e riutilizzare l’unico elemento potenzialmente inquinante in una biciletta: il pneumatico usato.
E’ da qui che tutto è partito, ed oggi questi pneumatici usati ripercorrono una seconda vita in varie applicazioni, come ad esempio le cinture, la cui produzione è completamente artigianale e che conferisce il dono dell’unicità ad ogni esemplare realizzato.
Questi valori accomunano questa realtà a quella di Rigomma: la ricostruzione dei pneumatici per i mezzi pesanti permette di offrire loro una seconda vita, e di riutilizzare materiali ancora perfettamente in grado di offrire prestazioni, sicurezza e comfort, con un tangibile beneficio sull’ambiente.
Lasciamo ora la parola a Cycled Projet! (maggiori informazioni su https://cycledproject.com/)
Gentili Luca e Silvio, ci raccontate chi siete e come è nata l’idea di Cycled?
L’idea di Cycled nasce dall’azzardo di esserci messi in gioco a vent’anni. Partire dalla provincia per scoprire il Mondo ci ha dato prova che se davvero lo vuoi, ci puoi riuscire!
Abbiamo imparato la professionalità da chi chiedeva impegno e voglia di fare, goduto del senso di libertà di essere da soli a guadagnarci da vivere, rispettato i valori dell’ospitalità, della meritocrazia e dell’insegnamento pratico ma soprattutto siamo riusciti ad allineare mano e mente massimizzando ogni cosa ci capitasse davanti, fosse essa materiale o culturale.
L’economia circolare è da sempre uno dei valori in cui Rigomma crede profondamente; in quale modo e perché anche l’anima di Cycled affonda le proprie radici in questo grande principio?
Perché viaggiando impari a non portarti dietro più di quanto ti possa servire.
Perché vivendo ed essendo cresciuto delle scelte fatte, impari da persone che mai ti saresti potuto aspettare; il riutilizzo era parte della vita dei nostri nonni, quando da poveri non avevano possibilità di ricomperare il nuovo, l’unico modo possibile era aggiustare il vecchio (o rendere il nuovo molto difficile da rompere).
L’economia circolare, dal nome così altisonante, non è altro che il lavoro manuale fatto con strumenti immutati nel tempo, da colui o coloro i quali “padroneggiano l’arte”. Mani e testa.
Mettendo in primo piano il rispetto dei materiali, lo sforzo fatto per lavorarli, l’ambiente.
Che cosa vuol dire fare gli artigiani nel 2018, e credere quindi nell’unicità del pezzo unico e nella “minore velocità” del processo di lavoro?
Vuol dire scontrarsi con una realtà che ha perso di vista ciò che ci ha portato, oggigiorno, allo sviluppo di una elevatissima tecnologia ed una scarsa economia. Vuol dire partire da un oggetto senza valore, studiarlo, capirlo, sbagliarlo per poi trasformarlo in qualcosa di nuovo, di utile, pregno delle tue caratteristiche, nato dalla tua visione. E poi spiegarlo ad altri per venderlo… ma come lo spieghi tu, tu che l’hai fatto, mai nessuno avrà la stessa forza e sguardo negli occhi! Ed è una soddisfazione impagabile, come quella di scalare (arrivare in cima ad) una montagna.
Quali sono le più belle soddisfazioni che ad oggi, dopo molto sacrificio e impegno, avete raggiunto?
L’essere determinati ad arrivare in cima a quella montagna!
L’aver imparato a collaborare tra fratelli che, per vie diverse, modi diversi, caratteri diversi, si suda e ci si sacrifica per un intento uguale e comune.
Le fiere all’estero, l’essere capiti, l’avere a disposizione, ora, un metodo e degli strumenti che sono stati frutto di prove e riprove, errori e vittorie!
Come vedete in prospettiva futura i principi di riciclo e riutilizzo che dalle origini guidano la vostra attività?
Portando avanti una bandiera giusta, un concetto capito da tutti ma supportato da pochi, immaginiamo un futuro dove l’upcycling diventi una materia scolastica, un prodotto libero allo sviluppo di tutti, un open source fatto di strumenti e menti giovani.